Ansia improvvisa e cosa ho imparato da essa. Pensiero olistico #32
Il pensiero olistico nasce come “momento di meditazione” o semplicemente aiuta a “sentirsi”, a chiedersi cosa ho provato conseguentemente ad un fatto avvenuto nella mia vita.
In questo periodo di cose ne sono successe tante: ho comprato una casa, visto molti pazienti nuovi, dipinto, e fatto due esami. Proprio di quest’ultimo argomento voglio parlarvi oggi: ovvero, cos’è successo nell’arco di tempo che ha separato queste due valutazioni e cosa ho imparato.
Partiamo dal principio. A fine Febbraio svolgo l’esame di Psicometria, tre mesi di studio fino al giorno prima. Anzi, che dico…alla mattina stessa!
La preparazione dell’esame è avvenuta prendendo lezioni private (scelta fatta visto che non sono mai stato una cima in matematica), in cui, oltre ad imparaare i vari argomenti mi faccio interrogare e svolgo attività propedeutiche per capire a che punto sono. Con altri studenti conosciuti grazie alle “ripetizioni”, ci confrontiamo su quello che abbiamo o non abbiamo capito. Il tutto condito, ovviamente, con mezza giornata di studio. Sembra tutto apparecchiato per un ottimo risultato, vero?
Il giorno dell’esame, succede l’impensabile. Il professore chiama il mio nome e lì succede il patatrac: il buio totale. Tutto quello che avevo studiato scompare in un attimo. Un colpo di spugna e c’è il vuoto. Articolo qualche parola confusa, riesco ?? alcune delle cose più importanti ma nulla di più: dopo 3 mesi di studio la valutazione è impietosa: 19/30. Confrontandomi con gli altri studenti, tutti sono lì a cercare il colpevole: chi dice che il professore aveva una giornata storta, chi invece che non dava il tempo di rispondere, chi ad altre cose.
MA IO SENTO che queste per quanto mi riguarda sono solo delle scuse, qualcosa è successo. Posso dare la colpa al fatto che ho mille cose da fare, che sto facendo un sacco di giri per la casa che sto per comprare, il lavoro o tutto il resto? Io SENTO che non è del tutto giusto, in quanto questo fa parte della vita.
Nei giorni successivi recupero un po’ le energie mentali, e provo a considerare bene la situazione, per capire cos’è successo.
E alla fine, rimettendo a posto gli appunti per l’esame successivo, un sabato mattina dopo una settimana intensa, la verità mi colpisce come uno schiaffo sulla guancia.
Ho studiato troppo, andando in “overlearning” e questo ha generato una parte di ansia. Aggiungo anche il fatto che volevo fare un orale “perfetto”, dimostrare chi ero, senza però ricordarmi che l’unico che poteva verificarlo veramente era il professore (ovvero: mai fare i conti senza l’oste).
Terzo: avevo studiato sì, avevo capito, ma ero stato “poco tecnico”, ovvero non avevo approfondito così tanto la materia come pensavo. Quarto, avevo cercato di usare un modo di studio mio….ma non “personalizzato” alla materia. Questo punto soprattutto è stato importante per la preparazione all’esame successivo.
Quinto, sono umano e per questo motivo è normale provare ansia.
Nel momento in cui ho SENTITO il mio nome e sono cominciate le domande dell’esame, ho COMINCIATO A SENTIRE il malessere che prova l’ansia: respiro accelerato, voce “rotta” e cuore che batteva a mille, vuoto in testa, tremori… Ho cercato, come PURTROPPO FANNO TUTTI, di eliminare questa sensazione, DIMENTICANDOMI DI ACCETTARE QUESTO SENTIMENTO E CAPIRE IL PERCHÈ SI ERA PRESENTATO, guardando dentro di me.
Come ho risolto → Una delle lezioni è stata proprio quella che nello studio non dovevo imparare solo a memoria e ripetere a pappagallo: questo voler ricordarmi per forza tutto mi ha portato a sentire l’ansia perché volevo ricordarmi tutto, anche le virgole del libro (e mi verrebbe da aggiungere non solo in questa situazione nella mia vita).
Sentivo che per migliorare la mia tecnica di studio dovevo fare un ulteriore passo in avanti.
Per ovviare a questa problematica ho risolto entrando più “in profondità” nella materia successiva: oltre a studiare normalmente imparando le definizioni, facendo schemi, riassunti e cercando di capire quello che volevano dirci gli Autori artefici dei vari paradigmi, ho cominciato ad esercitarmi in maniera più creativa, più personale. Vista la grande varietà di nomi, sia di autori che di altre definizioni (ad es. maschere africane), mi son preparato dei “quizzoni”.
Questo metodo di studio mi ha portato a imparare a memoria a modo mio dei concetti più velocemente e in più divertendomi.
Oltre alla personalizzazione dello studio, è stato molto importante anche il riposo mentale nel giorno stesso e in quello precedente all’esame (sul riposo ci torneremo in un altro pensiero olistico).
E l’esame è andato infine molto bene (28/30).
Molto probabilmente vorrete sapere se il giorno dell’esame ho provato ansia? La risposta è sì, l’ho provata, ho fatto molti giri in bagno, ho sentito tremare le mani e la voce, ma questa volta in più l’ho accolta, ho eseguito delle respirazioni diaframmatiche e ho lasciato che mi accompagnasse: dopotutto, provare ansia è normale prima di un esame, in quanto fino a quando non si sostiene non si sa nemmeno come ci siamo preparati a questo momento.
E grazie all’ansia e a quell’esame “andato male”, ho capito ancora di più che le risposte si trovano all’interno di ognuno di Noi (e non all’esterno). Basta solamente avere la voglia (e DEDICARCI DEL TEMPO) di guardare dentro di Sè.
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Lorenzo Benetti
Lorenzo Benetti, Massofisioterapista iscritto all‘albo speciale nr. 45, Massaggiatore Sportivo, Riflessologo. Cod.fisc BNTLNZ83B27D325T,
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