La storia di J.B. - Pensiero olistico #34
Perché cambiare l’ordine degli addendi certe volte NON dà lo stesso risultato.
Quest’anno (anno 2021) corre il mio personale “anniversario” lavorativo: 15 anni di lavoro!
Come avrebbe detto il mio professore di massoterapia: hai messo le mani addosso a tante persone, eh?
In effetti ho avuto il piacere di vedere molti pazienti, e di mettere a posto le loro problematiche. Inizialmente ho lavorato come collaboratore negli studi medici e di fisioterapia, dove svolgevo un lavoro sintomatico. Poi ho sentito “il richiamo” del mondo olistico e ho cominciato a percorrere la mia strada, ovvero quello di guardare la persona non solo come una patologia, ma come un “tutto” formato, oltre che dall’apparato muscolo scheletrico, anche da problemi psicosomatici (rabbia, paura, ecc) e alimentari (quanto un cibo può creare rigidità a livello muscolare, un po’ come fosse “una tossina” per il nostro corpo).
Negli anni mi sono specializzato nei trattamenti manuali (indirizzo riflessogeno e fasciale), che prevede il Trattamento della persona nel suo insieme. E trattandola letteralmente “dalla testa ai piedi”, con ovviamente punti e manovre diverse persona per persona.
Avevo trovato una sequenza di Trattamento che negli anni è rimasta più o meno la stessa, visto che mi dava sempre degli ottimi risultati. Paziente prono (a pancia in giù), prime manovre preparatorie con relative manovre miorilassanti, poi faccio girare il paziente supino (a pancia in su) e tratto la parte restante del corpo.
Questa mia sequenza è sempre stata un rituale in questi anni, un po’ come un’opera al teatro: Prologo, I atto, II atto e così via fino al finale, con annesso applauso.
Facile vero? Un bel sorriso, l’attore esce di scena e tutti a casa contenti. Per usare un’altra citazione, squaadra che vince non si cambia.
Questo “rituale” è andato bene, però, fino all’arrivo di J.B. (nome di fantasia).
J.B. è stato un paziente diverso nella mia pratica quotidiana.
La cosa “buffa” è che non è venuto per problematiche diverse da altri, non aveva una storia strana. Quello che è successo è che durante la sequenza di trattamento invece di rilassarsi (a livello muscolare), si irrigidiva di più: creava una difesa durante la seduta che non mi permetteva di raggiungere il risultato che volevo ottenere con Lui.
Mi sono arrovellato per due settimane (la cadenza di questi trattaenti è settimanale, e ho sempre il tempo di studiare il “caso” fra un appuntamento e l’altro), ma nulla… Non riuscivo a capire come mai quello che facevo, quello che faceva stare così bene tante altre persone NON FUNZIONAVA!
La risposta è arrivata come uno schiaffo in pieno volto, anzi un calcio: mentre mi stavo riposando fra una sessione di studio e l’altra mi ricordo che ho detto a bassa voce: “questo penserà che lavoro con i piedi”. E lì, si è illuminata una lampadina. Anzi, un faro…
La seduta successiva ho cominciato proprio dalla zona dei piedi (che poverina, nella vita di tutti i giorni sopporta il peso del corpo): poco dolore.
Tratto tutti i punti collegati con le zone dolenti indicatomi da J.B.
Pancia in su: altre zone collegate al dolore. Le zone rigide sotto le mie mani si rilassavano come se avessi lavorato del pongo.
“Magicamente”, il corpo di J.B. si rilassava, perdendo piano piano quella postura rigida, chiusa, dolente.
Le strutture sotto le mie mani sembravano cantare, da quanto diventava armonioso il loro ritrovato movimento (“ROM” per i tecnici).
E anche il colore della pelle diventava più sano.
Infine, pancia in giù, la prova del 9.
Non posso negarVi che arrivato qui, mi si è stampato un sorriso sulòla faccia. Le zone che normalmente tanto si irrigidivano durante il trattamento erano rilassate, pronte ad essere lavorate con cura e pressioni tutto sommato leggere. Ma la mia sorpresa è stata quando J.B. mi ha detto queste parole: “sai, sono stato/a da molte persone prima di te, mi hanno sempre trattato con manovre pesanti e “ruvide”. In questo caso mi sono sentito meglio perché hai pensato al mio caso in maniera diversa?”
La risposta a questa domanda la sapete benissimo, ma a me, dopo aver salutato J.B., sono sorte altre domande:
sarà mica che certe volte continuiamo a percorrere la strada conosciuta per paura di sbagliare? O ci sono altre strade praticabili?
Sarà mica che le risposte arrivano quando meno ce l’aspettiamo? E magari quando stiamo facendo altro, per esempio riposandoci ed avendo più lucidità di pensiero?
O forse semplicemente c’è sempre una risposta in più da quelle dicotoniche che ci propinano? (giusto sbagliato, vero falso, ecc.)?
Ringraziate e imparate da ogni J.B. che trovate lungo la Vostra strada o li colpevolizzate di ogni Vostra disgrazia e insuccesso?
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Lorenzo Benetti
Lorenzo Benetti, Massofisioterapista iscritto all‘albo speciale nr. 45, Massaggiatore Sportivo, Riflessologo. Cod.fisc BNTLNZ83B27D325T,
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