Quali sono le emozioni con cui hai più a che fare sul posto di lavoro? – Pensiero olistico #54.
dav
Brand New day - Feb 2019 - Lorenzo Benetti

Pensiero Olistico #54.

Quali sono le emozioni con cui hai più a che fare sul posto di lavoro?

Introduzione.

Le emozioni sono molto importanti nel contesto lavorativo.

Esse infatti ci aiutano a capire con quali colleghi possiamo collaborare, su chi porre fiducia e con chi pensare di aprirci o nascondere parte di noi stessi.

Le emozioni hanno una funzione adattativa: per mezzo di feedback continui, modulano l’attenzione della persona verso l’esterno, e ci permettono di comunicare con gli altri (con modalità verbali e non verbali).

Nel posto di lavoro gli stati emotivi possono migliorare o peggiorare i comportamenti inerenti all’attività lavorativa, siano essi positivi o negativi.

Emozioni sul posto di lavoro: la mia esperienza.

Mi sono diplomato nel 2006 in massofisioterapia e nello stesso anno ho aperto partita IVA.

Dal 2006 al 2015 ho collaborato con studi medici e fisioterapici, dove ho avuto modo di rapportarmi con molti colleghi.

In questo periodo ho provato principalmente due tipi di emozioni, che ho sentito essere sotto certi punti di vista opposte: l’ansia e l’invidia.

L’invidia è l’emozione che mette in relazione due persone dove una desidera ardentemente quello che ha l’altro.

Ho sempre collegato l’invidia a una voglia di spodestare chi era più in alto di me.

Nella mia esperienza lavorativa ho avuto a che fare con datori di lavoro non facenti parte del mondo della salute, che andavano avanti grazie ai genitori invece di metterci del loro. Avrei voluto essere al loro posto ed ero invidioso del fatto che fossero arrivati a quella posizione senza sforzo.

Io, invece, dovevo sudarmi ogni giorno il rispetto dei colleghi.

Nel tempo quest’emozione è andata scomparendo, come scritto più avanti.

La causa dell’ansia è l’affrontare situazioni in cui si è giudicati per le proprie capacità lavorative, periodi di incertezza, ecc.

Appena finito il percorso di studi, ho cominciato a lavorare in studi che avevano la pretesa che io svolgessi già perfettamente il lavoro. In aggiunta nel primo periodo cambiavo spesso posto di lavoro perché avere la partita IVA voleva dire in molti casi poter essere “licenziato” in tempi brevi. Tutto questo creava incertezza e ansia che mi accompagnavano ogni giorno.

Nel 2015 questa emozione ha raggiunto il suo apice.

Lo studio dove collaboravo lavorava con agenzie di infortunistica stradale: nell’ultimo periodo, a causa di cambiamenti legislativi, vidi le mie ore lavorative ridursi sempre di più, fino a far terminare la collaborazione con la struttura.

Da un giorno all’altro mi ritrovai praticamente senza lavoro (collaboravo con una squadra di calcio, ma per poche ore la settimana), con un mutuo da pagare e una storia amorosa che stava finendo.

Ho cominciato ad accettare offerte di lavoro con società poco compassionevoli (volendo usare un eufemismo), a cui ho permesso di pagarmi poco e di sfruttarmi. In quel momento però mi sembrava l’unico modo per “sopravvivere”.

La percezione era quella di dar modo agli altri di sminuire il mio lavoro e di guadagnare molto meno di quello che pensavo fosse accettabile. A questo dovevo sommare le varie vicissitudini che stavano accadendo nella mia vita personale. Non sapevo come uscirne, e tutto questo ha portato i livelli di ansia ad aumentare. Ho cominciato ad essere sempre più triste e scoraggiato. Il protrarsi a lungo di questa situazione mi ha portato a uno stato depressivo.

Nel 2016 mi decisi di cominciare un percorso psicoterapeutico finito nel 2020.

In questi anni ho lavorato molto su me stesso, cercando di capire la causa della mia poca autostima e dell’ansia continua che provavo.

Questo percorso mi ha aiutato sicuramente a tirarmi fuori dalla situazione. Se una volta arrivavo a fatica a fine giornata e con le persone che storcevano sempre il naso per qualcosa, oggi i pazienti escono dai miei studi con il sorriso perché hanno ritrovato salute o benessere. Il mio modo di lavorare, migliore dal punto di vista professionale (e anche di sicurezza nei propri mezzi) mi ha portato ad avere l’agenda piena.

Prima mi dicevano che dovevo essere me stesso ma facendo quello che facevano gli altri (e gli altri ovviamente lo facevano meglio). Oggi ho sviluppato un mio personale e originale metodo di lavoro.

Dove prima guardavo i colleghi con invidia, ora ne ho molti con cui collaboro, con cui scambio idee e consigli sui vari trattamenti, con cui ho stretto amicizie al di fuori del lavoro, anche in ambiti diversi. Ho un sito dove scrivo articoli riguardanti il mio lavoro, che mi ha aiutato nei momenti difficili perché scrivere mi ha aiutato a distogliere l’attenzione dai miei pensieri di poca fiducia in me stesso (e anzi, mi ha fatto capire che valgo anch’io).

Ho scoperto attività e hobby che aiutano a rendere la mia vita più felice e creativa (la pittura e la scrittura di cui parlavo poco fa).

Ho trovato una persona con cui condividere la mia vita.

Oggi svolgo con orgoglio quello che faccio e mi sveglio ogni mattina felice di aver trasformato una delle mie passioni in lavoro. Con un misto di umiltà di chi sa che ha toccato il fondo e cerca, a suo modo, di aiutare gli altri a star meglio.

E ho capito che è importante la propria passione che dà da vivere, ma anche tutto quello che sta intorno.

E l’ansia? Beh, dal punto di vista di un libero professionista potrei dire che sarà una mia compagna di vita, in quanto non c’è mai sicurezza nel mio lavoro….

Devo dire che in realtà ho scoperto che questa emozione ha anche altri risvolti.

Infatti, ho scoperto che può essere paragonata a un metronomo.

Ogni volta che la provo so che sono andato un po’ più in là di quello che potevo fare (il famoso passo più lungo della gamba).

E da quando ho ricominciato a studiare è diventata anche metronomo di come poteva andare un esame: sembrerà assurdo, ma ogni volta che la provo l’esame poi è andato bene. Quando non l’ho provata, al contrario, il voto non è stato di mio gradimento e ho rifatto l’esame.

Cosa ne pensi? Fammelo sapere con un messaggio whatsapp, un email o un commento!

Whatsapp

Chiama

Scrivimi, riceverai una risposta entro 24 ore.

Lorenzo Benetti

Lorenzo Benetti, Massofisioterapista iscritto all‘albo speciale nr. 45, Massaggiatore Sportivo, Riflessologo. Cod.fisc BNTLNZ83B27D325T,

 P.IVA 03723580274

Lorenzo Benetti Masso Fisioterapista riflessologia posturale biodinamica massaggio sportivo riabilitazione Albignasego Abano Terme Camponogara Due Carrare Dolo Mira Fossó Pianiga Maserà di Padova Casalserugo Stra Legnaro Fiesso d’Artico Padova Sud Guizza Riviera del Brenta Selvazzano Dentro Ponte San Nicolò Vigonza Mirano cervicale lombare epicondilite ginocchio anca stress diaframma

MENU

Add Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *