Trattamento chirurgico (operazione): è necessario? E perché ci si opera sempre meno?
Il primo intervento chirurgico per l’ernia è stato eseguito dai dott. Mixter e Barr nel 1934.
Negli anni si è arrivati a capire che questa problematica non è di solo interesse chirurgico. Infatti sebbene l’intervento ha come obbiettivo il togliere dolore e far tornare il paziente alla vita normale, si ricorrerà a questa metodica solo se presenti determinati parametri: sollievo del dolore e la capacità funzionale.
Oltre a questo, bisogna sempre ricordare che l’ernia si presenta in molte più persone di quello che si pensa: sotto i 60 anni il 20 % delle persone ne presenta una e senza sintomi. Fra questi, solo al 2% viene consigliato l’intervento. Sempre stando in tema di numeri, la letteratura scientifica ci riporta risultati positivi tra il 70 e il 95 % delle volte.
Perché non viene prescritto immediatamente?
Studi scientifici dimostrano miglioramenti solo nel breve termine grazie all’intervento nei casi di ernia. Se guardiamo il lungo periodo i risultati ottenuti dall’intervento sono gli stessi del trattamento conservativo. Dobbiamo poi mettere in conto la lunga riabilitazione dopo l’intervento e che essendo un’operazione, verranno a formarsi sempre tessuti cicatriziali (con conseguenti problemi posturali futuri). Per ultimo, ma non meno importante, è da ricordare che il successo dell’intervento deriva sempre da indicazioni e “conoscenza” del dolore da parte del paziente e di un’ottima valutazione del medico.
Per chi è indicato l’intervento?
Se presente ernia discale nel canale stenotico, sindromi della cauda equina e deficit motorio, normalmente si ricorre all’intervento.
Ci sono poi altri sintomi valutati dal medico, che porta a valutazioni relative (a discrezione del chirurgo se operare o no). Per esempio, fallimento del trattamento conservativo dopo 3 mesi, anomalie neurologiche o ernie invalidanti con dolore dell’arto inferiore (dove il dolore è meno intenso a livello lombare che alla gamba).
Controindicazioni all’intervento
Dobbiamo suddividere questa sezione in controindicazioni assolute e relative.
Controindicazione assoluta vuol dire che in nessun caso può essere effettuato l’intervento chirurgico. Se l’ernia non vi causa problemi, allora non si ricorre all’operazione (ernia asintomatica).
Controindicazione relativa vuol dire che è sconsigliato l’intervento perché c’è un elevato rischio di complicanze o perché ci sono altre vie che possono alleviare i problemi causati da ernia. Esistono comunque dei casi in cui si ricorre a questa metodica. Un esempio di controindicazione relativa è la donna incinta a cui sarebbe sconsigliato eseguire una radiografia, ma esistono dei casi in cui è meglio che la faccia (ovvero casi il cui rischio di non fare l’esame possono essere più grandi del fatto di non farli).
Fanno parte di questa categoria:
minimi o bassi deficit sensoriali e motori, dolori che non scendono al di sotto del ginocchio (ovvero che restano “centralizzati” nella zona lombare e a livello del gluteo),
se non vengono evidenziati problemi radicolari dalla diagnostica per immagini o ci sono sintomi vaghi,
disturbi psicologici o controversie legali che possono minare, oltre l’intervento, anche il prosieguo della riabilitazione.

Trattamento con la Riflessologia Posturale Biodinamica (R.P.B.)
Potete abbinare al Vostro percorso la R.P.B. (Riflessologia Posturale Biodinamica): è una metodica di lavoro che uso per il Trattamento delle ernie da anni.
Il lavoro che viene effettuato all’interno di una seduta è, ad esempio:
La prima parte eseguita su zone e aree della colonna vertebrale, addome e piedi: qui si concentrano le maggiori rigidità e problematiche. Le aree e i punti da trattare sono personalizzati.
Nel trattamento sintomatico è utile “l’eliminazione” dei Punti Trigger, punti che provocano il dolore, situati nel muscolo (che può essere trattato anche con il Miofasciale).
Può essere inoltre utile il Trattamento del Diaframma, che come abbiamo già visto è collegato con parti del corpo come la zona lombare (quindi può essere causa di rigidità dei muscoli di questa zona e provocare come conseguenza il mal di schiena). Respirare meglio può anche aiutarci a migliorare gli stati di stress , donarci un miglior rilassamento generale e migliorare la Nostra Postura.
Postura che ovviamente può essere migliorata o corretta con esercizi che, oltre a donarci una migliore elasticità e mobilità, stimolano endorfine con conseguente miglior sopportazione al dolore.
La Riflessologia Posturale Biodinamica permette di lavorare direttamente sulla causa del problema, grazie all’uso di una valutazione globale sul paziente (per personalizzare il percorso di Trattamenti) e delle migliori tecniche manuali della medicina occidentale e della Riflessologia.
Per risolvere questa Problematica:
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Lorenzo Benetti
Lorenzo Benetti, Massofisioterapista iscritto all‘albo speciale nr. 45, Massaggiatore Sportivo, Riflessologo. Cod.fisc BNTLNZ83B27D325T,
P.IVA 03723580274
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