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Captain Fantastic.

Capitain Fantastic: Riflessioni, Aspirazioni e Cammini di Vita.

Questo articolo esplora le profonde riflessioni suscitate dal film “Captain Fantastic” e le connessioni con progetti di vita e lavoro futuri. Segui le considerazioni personali e gli obiettivi di crescita in un percorso di sviluppo individuale e professionale ispirato da questa potente storia cinematografica.

Captain Fantastic è un film del 2016, diretto da Matt Ross, che ha vinto il premio come miglior regia e altri importanti riconoscimenti.

La storia parla di un padre di famiglia (Ben Cash), che d’accordo con la moglie, decide di ritirarsi in un luogo isolato in montagna, crescendo i figli con una personale visione della vita, per prepararli al meglio alle difficoltà della vita. Ecco perchè la prima parte del film ci illustra come questa famiglia si allena sia fisicamente (esercizio fisico) che intellettualmente (lettura e condivisione di emozioni che porta la lettura o la musica), sia come decide di non seguire religioni (e inventandone una particolare: il Noam Chomsky day). Inoltre, la famiglia si produce e caccia il cibo da sola, e vende utensili e oggetti autoprodotti nella cittadina limitrofa. Gli oggetti hanno un nome e per questo non sono solo meri strumenti: è un esempio il pulmino Steve, altro attore non protagonista silente della pellicola.

Da qui in poi spoiler (avvisati, siete stati avvisati).

Dopo questa prima parte, la famiglia si trova a ricevere una notizia che li colpisce profondamente: la madre, malata da mesi (soffre di disturbo bipolare), si suicida. Il padre e i figli decidono di tener fede alle volontà della donna (di fede buddista, quindi ha desiderio di essere cremata), e partono in direzione della cittadina dove verrà celebrato il funerale, contro i tanto “amati” nonni che vogliono invece seppellirla.

Da qui cominceranno a scontrarsi le ideologie diverse: da una parte la famiglia “Cash”, dall’altra l’America classica. I primi (Ben e figli), che cercano di far capire la bontà del vivere nella Natura (studio, possibilità di decidere con la propria testa, ascolto di sé, ecc.) dall’altra, la concezione capitalistica e consumistica (tutti devono essere uguali, compro oggetti quindi sono, tradizioni, ecc.). Ogni “fazione” cercherà di portare acqua al suo mulino, pensando di essere nel giusto, e ognuna sarà a messa a dura prova dallo scontro di opinioni.

Prima di parlare del finale del film, che sarà nel mio pensiero di oggi, Vi lascio le varie opinioni di chi fa il recensore di mestiere:

Il pensiero.

Il film racconta dell’idea di un uomo che ha scelto come vivere la propria vita e, stanco del mondo capitalistico, si ritira con la propria famiglia in montagna, cercando di “inculcare loro” questa sua filosofia. Ci sono varie chiavi di lettura nel film: il ritorno e successivo scontro ideologico fra Ben (il padre) e i suoceri (appartenenti alla società capitalistica) e l’incontro dei figli con questa società a loro sconosciuta. Nel mezzo, le ideologie del padre e dei suoceri si Scontrano/incontrano, mettendo in gioco un Orgoglio e un Ego molto forti per far “prevalere” la propria idea: questo, per esempio, fino a mettere in pericolo una figlia (Ben) o portare via un figlio, facendo vedere la vita idilliaca che si può fare nella società (suocero). Davanti all’incidente, a Ben viene tolta la custodia dei figli, e sembra veder crollare quel mondo utopistico che aveva creato. Mondo che scopre aver creato per sé stesso, senza mai chiedere veramente cosa ne pensassero i figli. Una volta tornati questi, tutta la famiglia si riunisce e finalmente la moglie/madre viene cremata, e la famiglia si riunisce. Con una profonda differenza rispetto a prima. Ben continua sì a vivere la vita a modo suo (autoproduzione cibo, lontano dalla società), ma permette ai figli di approcciarsi al Mondo: questi continueranno la loro vita con il padre, ma allo stesso tempo andranno a scuola e, sopratutto, saranno liberi di scegliere, questa volta veramente, con la loro testa.

Il film per me lascia lo spettatore con delle domande molto importanti da porsi:

Qual è il nostro modo di vivere?

Questo modo di vivere ci è stato imposto (come per esempio sembra essere successo ai cognati di Ben, che vivono una vita uguale a molti altri) o scegliamo un Nostro percorso (come fa Ben, con tutti i presupposti che si può porta dietro)?

Siamo contenti di come stiamo vivendo la nostra vita (veramente)?

Vogliamo veramente cambiarla o continueremo a convincerci (o farci convincere) che va tutto bene?

E sopratutto, il Nostro modo di vivere potrà adattarsi per il bene non solo Nostro, ma anche per quelli che hanno deciso di camminare una parte della loro vita con Noi? Meglio ancora, il percorso che abbiamo scelto potrà essere “smussato” senza che Noi perdiamo Noi stessi e senza mettere a repentaglio la libertà di vivere come vuole dell’Altro?

Infine, abbiamo o arriveremo ad avere una coscienza di Noi per cui questo Nostro percorso non diventi una guerra a chi “è più giusto, chi è più sbagliato”?

Essere consapevoli di ciò che si
prova dentro di sé, senza sentirsi
sbagliati, è il passo fondamentale
per essere padroni di se stessi.

– Arthur Schopenhauer –

Se si ammette che la vita umana
possa essere governata dalla ragione,
si annienta la possibilità della vita stessa.

Lev Tolstoj

Il pensiero olistico psicologico è una personale visione della realtà. Perché la vita è, in fondo, semplicemente la migliore terapia… se sappiamo come osservarla e ascoltarla.

N.B. Questo articolo era stato scritto e pubblicato nel 2019.

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