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Paura di vivere. Parte 1

Prima parte.

Dall’introduzione di “Paura di vivere” di A. Lowen: Il nevrotico ha paura di aprire il proprio cuore all’amore, paura di scoprirsi o di farsi valere, paura di essere pienamente se stesso. Possiamo spiegare queste paure da un punto di vista psicologico: aprendo il proprio cuore all’amore, si diventa vulnerabili alle ferite; scoprendosi, ci si espone al rifiuto; facendosi valere, si rischia di essere distrutti. […] Poiché abbiamo paura della vita, cerchiamo di controllarla o di dominarla. Crediamo che essere trasportati dalle emozioni sia nocivo o pericoloso. […] Questo può farci sentire dolore, ma se abbiamo il coraggio di accettarlo, proveremo anche piacere. Se sappiamo far fronte al nostro vuoto interiore, riusciremo a realizzarci. Se siamo in grado di andare in fondo alla nostra disperazione, scopriremo la gioia. E in questa impresa terapeutica abbiamo bisogno di aiuto. L’individuo nevrotico è in conflitto con se stesso. […] Il suo Io tenta di sottomettere il corpo; il suo pensiero razionale, di controllare le emozioni; la sua volontà, di superare paure e angosce. Sebbene questo conflitto sia per lo più inconscio, il suo effetto è di esaurire le energie di una persona e di distruggere la pace della mente. Il carattere nevrotico assume forme diverse, ma tutte implicano una lotta all’interno dell’individuo tra quello che è e quello che crede di essere. […] I genitori, come rappresentanti della cultura, hanno la responsabilità di infondere i propri valori ai figli.

L’antitesi tra Io e corpo produce una tensione dinamica che favorisce il processo della cultura, ma contiene anche un potenziale di distruzione. Questo può capirsi meglio con l’analogia dell’arco e della freccia. Più si tende l’arco, più la freccia volerà lontano. Ma se lo si tende troppo, si spezzerà. Se il successo si misura in termini di ricchezze materiali, come nei paesi industrializzati, e il potere in termini della capacità di fare e di andare (macchine ed energia): anche se molte persone nella civiltà occidentale ha successo e potere il crollo del loro mondo è l’impoverimento della loro vita interiore o emotiva. Assorbiti dal successo e dal potere, essi hanno poco altro per cui vivere. Tutti gli individui, in misura diversa, si sentono alienati dai propri simili e ognuno porta dentro di sé un profondo senso di colpa che non capisce: questa è la condizione esistenziale dell’uomo moderno. La sfida all’uomo moderno è di riconciliare gli aspetti antitetici della sua personalità. La vita umana è piena di contraddizioni, e riconoscerle e accettarle è una prova di saggezza. Dire che l’accettazione del proprio destino ne determina un cambiamento può sembrare una contraddizione, ma non lo è. Quando si smette di lottare contro il destino, ci si libera dalla nevrosi (conflitto interno) e si raggiunge la serenità. Il risultato è un atteggiamento diverso (non più paura della vita) espresso da un

carattere diverso e unito a un destino diverso. In questo modo l’individuo avrà il coraggio di vivere e di morire e riuscirà a realizzarsi.

Il coraggio è una qualità che accomuniamo spesso al concetto di eroismo, riferendoci ai gesti eccezionali di quanti mettono a repentaglio la propria vita per un bene superiore o per la vita di un’altra persona. Solo di rado il coraggio viene esaltato come una virtù da coltivare e mettere in pratica quotidianamente. Ciò che più sembra contare oggi, al contrario, è il concetto di sicurezza. Spesso ci viene consigliato di non rischiare, di non fare mosse azzardate. Rimanere in una posizione di confort, non esporci, non parlare agli estranei, stare attenti e vigili, sospettosi del prossimo. Restare al sicuro e non correre rischi non necessari. … Si continua allora a rimanere nel lavoro, anche se non soddisfa, solamente perché si tratta di un posto sicuro, senza neppure adoperarsi attivamente per cercarne un altro che davvero stimoli e faccia sentire vivo. Si continua a restare in una relazione nella quale l’amore e la passione sono svaniti da tempo, senza preoccuparsi di come rivitalizzarla, solo perchè il rapporto va ormai avanti da anni e non è il caso di metterlo in  discussione. Si preferisce seguire il flusso degli eventi, anziché cercare di assumersene le responsabilità e determinarne il corso. Si preferisce rimanere al sicuro,non esporsi, adottando un atteggiamento passivo e sperando che i venti della vita conducano in una direzione favorevole. Il passo fondamentale per assumere la piena responsabilità della propria esistenza è acquistare coraggio, vivere senza paura. Non si tratta del coraggio di lanciarsi con il paracadute o di tuffarsi da una roccia a picco sul mare. Ma del coraggio di affrontare tutte quelle paure che trattengono dall’esprimersi compiutamente e dall’affermare la personalità in modo assoluto, senza maschere e timori. La capacità di affrontare la paura del fallimento, del rifiuto, di essere umiliati, di restare soli. Tutti abbiamo queste paure.

Ciò che differenzia è la volontà di riconoscerle, accettarle e affrontarle; infatti, la maggior parte delle persone ignora queste paure, le rifiuta, non le accetta, semplicemente le nega, trova delle giustificazioni. Se non si parla in pubblico è perché non si ha nulla da dire. Se non si ci rivolga a un estraneo è solo perché si potrebbe risultare scortese. Il coraggio non è assenza di paura: al contrario, è la capacità di agire nonostante si provi paura. Le persone coraggiose provano paura, ma non consentono che la paura le paralizzi. Le persone coraggiose riconoscono, accettano e affrontano le loro paure, anche se queste le terrorizzano. Ciò le aiuta ad acquisire sempre maggiore coraggio, come in un circolo virtuoso: più affronti le tue paure, più guadagni coraggio. Al contrario, coloro che mancano di coraggio, hanno la tendenza a sentirsi sollevati e come liberati da un peso quando riescono ad evitare le loro paure: se sono stati in grado di fuggire una paura, infatti, il sollievo che ne deriva agisce come un premio alla loro impresa, rinforzando ancor più la loro mancanza di coraggio. Si entra in un circolo vizioso. Questi atteggiamenti volti a evitare la paura producono nel lungo termine effetti permanenti. I timori finiscono per appartenere e divengono parte integrante della personalità: si cercano di razionalizzare i comportamenti e giustificare le paure. Si ha una famiglia da mantenere e non si possono prendere rischi, si è troppo in là con gli anni per poter

cercare un nuovo lavoro, non si può smettere di fumare perché ormai si è preso il vizio, non si può dimagrire per via dei geni. Allora trascorrono cinque anni, poi dieci, poi venti… e si realizza che in fondo in questo arco di tempo la vita non è cambiata poi molto. Affiorano rimpianti e le insoddisfazioni si fanno strada. Si potrà dire di aver vissuto veramente? Bisognerebbe innanzitutto non negare ma dare un nome alle paure, identificare ciò di cui si ha paura, acquisirne consapevolezza. Individuare cosa impedisce di vivere liberamente.

Potrà trattarsi della paura del rifiuto o dell’abbandono, della paura del fallimento, della paura di non essere compreso o qualunque altro timore che oggi non consente di esprimersi come individuo libero e responsabile. Nel momento in cui si riescono ad identificare i timori e le paure che paralizzano, il passo successivo è quello di affrontarle, decidere di superare la soglia della zona di confort e passare all’azione nonostante la paura. Il vero segreto per superare la paura ed acquisire coraggio è farlo con determinazione e costanza, ma allo stesso tempo con gradualità, senza lanciarsi in disperati salti nel buio. Con gradualità, allenando il tuo coraggio a piccoli passi, ma con impegno e perseveranza. Ci si renderà presto conto come ogni piccolo successo contribuirà a dare fiducia per affrontare con ancora maggiore entusiasmo il passo successivo. Così come i muscoli si atrofizzano se non si persevera nell’allenamento, allo stesso modo il coraggio si dissolve se non ci si impegna costantemente ad affrontare le proprie paure. Se non si allena con costanza il coraggio, automaticamente si rafforzano le paure: non esiste alcuna via intermedia. Bisogna ricordare sempre che la paura non è il nemico. E’ una bussola in grado di indirizzare verso le aree dove maggiormente bisogno di crescere. Dove porterà il coraggio? La risposta è che consentirà di condurre un’esistenza estremamente più intensa e colma di significato. Si inizierà a vivere in pienezza, come individuo responsabile e autentico. In grado di scoprire e sviluppare i propri talenti, inseguire i sogni e raggiungere gli obiettivi. Capaci di vivere con consapevolezza, invece di reagire agli eventi si avrà la possibilità di guidarli e viverli intensamente. Ciò che si fa della propria vita non dipende dai genitori, dal capo o dal partner. Dipende da noi e da noi soltanto, è solamente nelle nostre mani. “Non bisogna lasciarsi sfuggire l’opportunità di abbracciare l’emozionante avventura della vita. Si sperimenteranno fallimenti e delusioni, sarà inevitabile. Ma queste saranno le pietre miliari lungo il cammino di una vita vissuta con coraggio e schiuderanno uno spazio infinito di gioia, pienezza e felicità. ” (A. Urso)

  • Huber, “I migliori amici della paura sono il coraggio e la curiosità. La curiosità vi spinge in avanti, la paura vi mette in guardia dai rischi e il coraggio vi fa agire“.

 Friederich W. Nietzsche  “Tutto ciò che non ti uccide ti rafforza”.

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