Riabilitazione Caviglia.

Esercizi propriocettivi.

Gli esercizi propriocettivi (ripristino della stabilità) costituiscono un momento essenziale della rieducazione della tibiotarsica e, in parte, il futuro dell’articolazione dipende dalla qualità di questo risultato.

Quindi non ci si deve accontentare solo di restituire l’articolarità e ridare tono ai muscoli, mezzi di contenzione attiva dell’articolazione, e trofismo agli elementi capsulo-legamentosi, considerati solo mezzi di contenzione passiva, perché ciò non è sufficiente e garantire anche la stabilità.

Gli obiettivi che vogliamo raggiungere con la rieducazione propriocettiva, intesa come riprogrammazione motoria, sono 2:

  1. Ricollocare il piede nello spazio, mediante una rieducazione che ripristini la capacità di allarme permanente dei recettori
  2. Il restauro del fisiologico afflusso di informazioni propriocettive esatte e non alterate.

La metodica utilizzata per raggiungere questi obiettivi e ripristinare la stabilità articolare è la rieducazione propriocettiva.

Gli esercizi svolti a ripristinare gli schemi di coordinazione neuromuscolare sono stati divisi in due sezioni:

  • Esercizi propriocettivi con ausili;
  • Esercizi propriocettivi senza ausili.

E’ importante in tutti gli esercizi di propriocettività essere attenti a quello che si sta facendo. Ci si dovrà concentrare:

  1. sull’esecuzione del movimento, in maniera tale di prendere più coscienza possibile con le informazioni periferiche ricevute dalla posizione articolare,
  2. dalla posizione del piede nello spazio,
  3. dalla tensione capsulo legamentosa e muscolare.

Oltre a stimolare la propriocettività, queste tecniche agiranno anche sulla muscolatura scheletrica, aggiungendo quindi tono e trofismo, e sulle ampiezze, recuperando particolarità, per cui si possono collocare anche all’interno delle altre due fasi riabilitative, se permesso.

Esercizi propriocettivi.

Gli esercizi che andremo a presentare sono di difficoltà crescente e comprendono esercizi di appoggio e carico in base alla fase di trattamento in cui siamo.

Esercizi propriocettivi in posizione seduta.

  • Sollevare i talloni con:
  • Punte in dentro
  • Punte parallele
  • Punte in fuori
  • Sollevare gli avampiedi mantenendo l’appoggio sui talloni con:
  • Punte in dentro
  • Punte in fuori
  • Punte parallele
  • Mantenendo i piedi paralleli passare successivamente all’appoggio sui talloni all’appoggio sulle punte, rollando su tutta la pianta dei piedi all’avanti all’indietro e viceversa.
  • Mantenendo i piedi paralleli passare dal bordo interno a quello esterno dei piedi rullando trasversalmente.
  • Far rotolare i piedi addizionando i due punti precedenti, ossia parallelameente e simultaneamente da dentro in fuori e viceversa.
  • Porre una caviglia sull’altra ed esercitare una forza verso l’esterno con entrambe le caviglie, in modo che i piedi siano spinti uno contro l’altro. Le caviglie così creano una specie di “battaglia isometrica”.

Esercizi propriocettivi in piedi.

Si ripetono gli esercizi visti precedentemente caricando anche con il piede interessato.

  • Con i piedi ben appoggiati a terra e paralleli cercare di sbilanciare il proprio centro di gravità mantenendo il corpo in asse:
  • Spingendo in avanti,
  • Spingendo indietro,
  • Spingendo di lato.
  • Tenendo le mani sulle ginocchia e con i piedi uniti e paralleli, effettuare un ritmico ed elastico piegamento sulle ginocchia e compiere una mezza circonduzione a sinistra e a destra aiutandosi con le mani.
  • Con i piedi paralleli e staccando pure i talloni da terra compiere degli esercizi di flessione sulle gambe come per inginocchiarsi. Per graduare le difficoltà ci si inginocchierà prima su alcuni cuscini (uno sopra l’altro), poi su un piccolo sgabello e infine su un gradino arrivando fino al suolo.
  • Effettuare dei piegamenti sulle ginocchia con i piedi poco divaricati, aiutandosi prima con le mani e poi senza, ma non sollevando i talloni da terra.
  • Marcia con i talloni alzati:
  • Punte in fuori
  • Punte parallele
  • Punte in dentro
  • Marcia con gli avampiedi alzati:
  • Punte in dentro
  • Punte parallele
  • Punte in fuori
  • Marcia sul bordo interno e su quello esterno.
  • Marcia sulle parallele: il paziente impugnando lr staffe cerca di vincere la resistenza fatta dal terapista al suo avanzamento. Il terapista sta di fronte, gli pone le mani sulle spalle e poi ai fianchi, opponendosi alla sua marcia. L’esercizio poi si può fare fuori dalle parallele, facendo resistenza allo spostamento laterale a destra e a sinistra e nel cammino all’indietro.
  • L’affondo anteriore: il piede della zona colpita dal trauma è posto davanti all’arto inferiore sano: il paziente flette il ginocchio di 30° facendolo ruotare leggermente all’esterno. Nello stesso tempo trasferisce gradualmente il carico all’arto leso inclinandosi con il tronco in avanti, fino ad arrivare sul prolungamento della gamba arretrata, quindi stacca il tallone della gamba posteriore per mantenersi in equilibrio monopodale.
  • L’affondo posteriore: la gamba interessata è posta dietro all’altra e diventa portante . Il paziente flette il ginocchio dal lato portante e contemporaneamente lo ruota all’esterno, staccando la punta del piede non portante per ritrovarsi in appoggio unipodale con il ginocchio flesso e quello sano esteso.
  • Esercizi di equilibrio contrastato: il paziente si inginocchia al tappeto, la gamba sana ha il ginocchio a terra mentre quella malata tiene il ginocchio piegato di 90° e il piede ben appoggiato a terra. Il terapista esercita sulle spalle, sulle anche e sul ginocchio dell’arto malato delle spinte e trazioni che tendono a far perdere l’equilibrio. Si impegnano così le strutture interessate della gamba e del piede, le quali devono stare all’erta per conservare o recuperare subito l’equilibrio perso.
  • Esercizio di equilibrio contrastato in piedi: il terapista, inginocchiato o seduto a terra, con una mano prende da sotto il piede sano del paziente, piega il ginocchio a 90° e con l’altra mano imprime allo stesso spinte e trazioni nelle varie direzioni. Si fanno lavorare in tale modo in cocontrazione tutti i muscoli dell’arto con la lesione, del piede soprattutto, ma anche del ginocchio e dell’anca.

Esercizi propriocettivi con ausili.

Per questo tipo di esercizi propriocettivi sono stati proposti diversi ausili, alcuni dei quali suggeriti dagli studi di Freeman. Vengono illustrati per capire le loro funzionalità:

  • Il piano inclinato: è costituito da un prisma retto appoggiato a terra e con la faccia di maggiore superficie rivolta verso il paziente
  • Le tavolette rettangolari: poggiano al suolo, una con un semi cilindro fisso lungo la linea mediana longitudinale e l’altra lungo la linea mediale trasversale;
  • La tavoletta rotonda: poggia al suolo su di una semisfera;
  • La tavoletta rettangolare con i rulli: si tratta di una tavola che poggia con dei rulli, con un semicilindro fisso lungo la linea longitudinale mediale.
  • L’emisfera;
  • Il piano oscillante: formato da un semicilindro;
  • La tavola inclinata: è costituita da una tavola larga 40 cm e lunga almeno 3 metro. La sua caratteristica è quella di avere una gola al centro e due versanti laterali che convergono su di essa.

Esercizi in appoggio.

Possono essere eseguiti da seduto o in piedi in appoggio bi o monopodale.

  • Esercizi con il piano inclinato: il paziente seduto deve seguire con il piede alcune traiettorie segnate sul piano inclinato dal terapista in rapporto alla mobilità articolare della tibiotarsica. La traiettoria può essere seguita prima con il tallone appoggiato e mantenendo sempre l’avampiede alzato e viceversa. Il paziente è costretto così a mobilizzare attivamente il piede in diverse situazioni, assimilando informazioni propriocettive e controllando il dolore oltre a muovere le articolazioni limitrofe, cioè anca e ginocchio. Per tale motivo la sua indicazione trova posto anche nella seconda fase di trattamento.
  • Esercizi con la tavoletta rettangolare: l’appoggio può essere monopodalico o bi podalico ma all’inizio il paziente rimane seduto. I piedi possono essere paralleli all’asse longitudinale della tavoletta, per controllare la prono supinazione, poi perpendicolari per controllare la flesso estensione.
  • Esercizi con la tavoletta circolare: l’appoggio deve essere monopodalico e il paziente può rimanere seduto o in piedi, ma senza caricare. In questo caso il piede compie anche movimenti nei piani obliqui.
  • Esercizio della tavoletta con i rulli: Va eseguito in appoggio monopodalico, seduto o in piedi, ma senza carico. Il paziente poggia bene il suo piede nella tavoletta e la fa scorrere in senso longitudinale flettendo ed estendendo il piede, controllando però la prono supinazione perché la tavoletta poggia su un semicilindro.

Esercizi in carico.

Vanno eseguiti in piedi e possono essere in appoggio bipodale o monopodale.

  • Marcia sulla tavola inclinata: per la sua particolare forma permette al paziente di camminare mantenendo il piede leso sulla tavola, ma sempre pronato.
  • Esercizi con tavolette rettangolari:
  • In appoggio bipodale:
  • Con i piedi perpendicolari all’asse longitudinale della tavola si esegue la flesso estensione;
  • Con i piedi paralleli all’asse longitudinale si esegue la prono supinazione.
  • Appoggio monopodale: l’esercizio va eseguito quando il paziente dimostra più sicurezza
  • Il carico va posto sulla caviglia interessata e il paziente controlla la flesso estensione e la prono supinazione;
  • Esercizi con la tavola circolare: l’appoggio è monopodale, il paziente carica il piede maalato ed esegue movimenti più complessi nei diversi piani.

Per rendere gli esercizi un po’ più difficili si possono proporre:

  • Esercizi bipodali su due tavolette diverse;
  • Arto interessato posto in avanti sulla piastra rettangolare, quello sano indietro su quella circolare;
  • Arto interessato posto posteriormente sulla piastra rettangolare, quello sano in avanti su quella circolare.
  • Invertendo le tavolette:
  • Arto interessato posto in avanti sulla tavoletta circolare, quello sano indietro e su quella rettangolare;
  • Arto interessato posto indietro e sulla piastra circolare, quello sano avanti e in quella rettangolare.
  • Esercizi con l’emisfera:
  • Paziente in piedi sull’emisfera, piedi paralleli, ginocchia leggermente varizzate e piegate a 60°. Il terapista imprime delle sollecitazioni nei vari sensi del movimento alle spalle e alle anche, tendenti a modificare lo stato di equilibrio, costringendo il paziente stesso ad adottare contromisure muscolari ed articolari per conservarlo o recuperarlo.
  • Il paziente pone il piede malato sopra il piano e al centro della emisfera con il ginocchio piegato e un poco varizzato, mentre l’altro piede rimane a terra posteriormente. Il paziente deve sollevare quest’ultimo e con un movimento pendolare lo porta davanti alla emisfera accompagnandolo con lo spostamento del corpo in avanti.
  • Utilizzando la precedente posizione, il paziente deve sollevare da terra il piede posto dietro e andare in appoggio monopodale sull’emisfera con l’arto malato (per conservare meglio l’equilibrio deve piegare un poco di più il ginocchio e portare il centro di gravità perpendicolare alla base di appoggio.
  • Esercizio con il piano oscillante: è anche esso tra quelli più complessi e difficoltosi, perché il paziente si trova assieme al terapista su un piano instabile (solo in un senso), e senza nessun appoggio. Il terapista cercherà di imprimere delle oscillazioni con i movimenti delle gambe, costringendo il paziente a ricercare continuamente l’equilibrio. L’esercizio si può eseguire in un primo momento uno davanti all’altro per esercitare il controllo in prono supinazione, poi, in un secondo momento, girati nella stessa direzione, spalla a spalla, per stimolare la flesso estensione (in questo caso il piede leso verrà posto in avanti e all’indietro).

Massaggio Posturale endogeno

Se le problematiche alla caviglia non passano con i metodi classici, al terapista é richiesto una visione olistica. In questo modo sarà possibile capire e interpretare il dolore. Risolvere il dolore (o l’infiammazione o il trauma), è importante per poter sopportare tutto quello che facciamo nella nostra vita, ma oltre a questo bisogna andare alla causa del problema, per poterlo risolvere.

È proprio per questo che il ciclo di trattamenti dev’essere iniziato dopo un attento approfondimento della Vita della persona (stili di vita, lavoro, sport: tutti dati che servono per capire meglio di cos’ha bisogno la persona) e insieme a un Riequilibrio generale (che è mirato sulla persona, trattandosi di fatto di un trattamento personalizzato).

Se non vengono correttamente trattate, le problematiche alla caglia portano come CONSEGUENZA usura, alterazioni (iperlordosi, cifotizzazione), e deformazioni ossee (ad es. artrosi, stenosi, ernie, spine ossee, ecc.).

Per risolvere le problematiche alla caviglia è utile il Massaggio Posturale Endogeno una metodica di lavoro che ho sviluppato negli anni. Il Massaggio Posturale Endogeno permette di lavorare direttamente sulla causa del problema, grazie all’uso di una valutazione globale sul paziente (per personalizzare il percorso di Trattamenti) e delle migliori tecniche manuali della medicina occidentale e della Riflessologia.

Il Massaggio posturale endogeno aiuta la persona che non migliora le sue problematiche alla caviglia:

  • a ricercare la causa mediante una valutazione approfondita,
  • ad aumentare la circolazione locale per eliminare eventuali residui infiammatori,
  • ad allentare le tensioni muscolari e connettivale che potrebbero limitare la circolazione,
  • a rendere la pelle più elastica (e rendendo meno visibili i fastidiosi inestetismi).

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Qualsiasi sia la tua situazione, cercherò di guidarti nel percorso più mirato possibile.