Pardon… i “pacchi”.
Riflessioni sul consumismo contemporaneo e sull’importanza delle relazioni umane autentiche. Un invito a valorizzare momenti di connessione reale nella vita di tutti i giorni.
Il pensiero olistico.
È una tipica mattina di Autunno. All’esterno l’aria comincia a farsi frizzante, e vi accarezza delicatamente il viso. C’è il sole che splende nel cielo, e non è una novità, visto il cambiamento climatico in atto negli ultimi anni. Se guardate un po’ più in là, molto probabilmente vedete le montagne che si stagliano sull’orizzonte. Come ogni giornata lavorativa, la mattina entrate in auto, mettete in moto e partite, in direzione del lavoro. Come ogni mattina molto probabilmente state ascoltando il telegiornale o il vostro programma preferito alla radio. Come le tasse da pagare, ecco che puntualmente arriva la pubblicità. E qui mi si è gelato il sangue, a dispetto della giornata tutto sommato calda per la stagione. “Francesca aprendo il suo pacco aveva le farfalle nello stomaco”, dice la voce narrante. Nulla di strano? Beh, se è veramente così, qualcuno dovrebbe spiegarmi il “fascino” o “l’aspettativa” di aprire un pacco con dentro delle cose ed essere così contenta di fare questo gesto… A me le farfalle nello stomaco venivano da adolescente quando sapevo che avrei dovuto trovarmi con la ragazza che mi piaceva o, più tardi, se avevo mangiato del sushi non proprio fresco la sera prima…
Credo che il consumismo abbia creato danni abbastanza gravi se siamo arrivati ad emozionarci più per l’arrivo di un oggetto “che tanto stiamo aspettando”… Il discorso vale anche per serie tv, programmi televisivi, sport in cui 4 personaggi che emettono grugniti corrono dietro un pallone e quant’altro che ci attraggono più dello stare insieme e farsi le quattro sane chiacchere davanti a un qualsiasi liquido (analcolico o non). Possibilmente senza uno schermo che si alza come il muro di Berlino fra una persona e l’altra…