Sindesmosi.

Lesione e cosa fare.

Nel 10% circa dei casi in cui si presenta una distorsione di caviglia si può presentare anche una lesione della sindesmosi.

La rottura della sindesmosi è associata spesso a rottura del legamento deltoideo (mediale) ed è frequente la frattura in concomitanza del perone. I meccanismi della lesione in questo caso possono essere una pronazione del piede (“verso l’interno”) in combinazione con una rotazione interna della tibia sul piede fisso, come accade nei giocatori di football nei quali viene applicata al piede, bloccato in pronazione sul campo, una forza di rotazione esterna. Il dolore è localizzato nella parte anteriore della sindesmosi, e non nella zona del legamento collaterale mediale come nella distorsione di caviglia. Il paziente non riesce a caricare sul lato della lesione.

Queste lesioni sono di solito più gravi delle distorsioni, in quanto dolore, tumefazione e carico sono maggiori.

Che cos’è la Sindesmosi?

La sindesmosi tibio-peroneale distale è una componente molto importante della tibio-tarsica (l’articolazione più importante della caviglia). Essa è formata dall’apposizione della superficie mediale convessa del perone all’incisura fibulare della faccia laterale della tibia. Queste due superfici, essendo prive di cartilagine, costituiscono una sindesmosi e rimangono separate per l’interposizione di tessuto adiposo. Tibia e perone sono strettamente unite da quattro legamenti:

  1. In avanti si trova il legamento tibioperoneale anteriore inferiore, che dal margine anteriore della incisura fibulare della tibia si porta, dirigendosi obliquamente in basso, sulla parte anteriore del malleolo laterale
  2. Posteriormente si trova il legamento tibio-peroneale posteriore inferiore, il quale si dirige, dai margini dell’incisura fibulare e dal margine posteriore della faccia articolare tibiale inferiore, obliquamente in fuori per terminare sulla parte posteriore del malleolo peroneale.
  3. Legamento interosseo: si tratta di un prolungamento distale della membrana interossea, fissato sul bordo esterno della tibia alla faccia interna del perone.
  4. Legamento trasverso: è molto robusto ed è formato dalle fibre profonde del legamento tibio-peroneale posteriore inferiore.

Classificazione delle Sindesmosi.

Le lesioni alla sindesmosi trovano 4 stadi di lesioni:

I grado: lesione da compressione che causa un danno microscopico in una zona dell’osso sub condrale (RX negativo).

II grado: presenza di tessuto osseo osteocondrale parzialmente staccato dhe può essere scoperto all’esame Rx.

III grado: frammento osteocondrale completamente staccato, ma rimasto in posizione anatomica.

IV grado: frammento staccato presente altrove nell’articolazione.

Le radiografie sono eseguite sotto stress con la caviglia in rotazione esterna, e spesso, come visto nella classificazione, mostrano la diastasi tra tibia e perone.

I test funzionali che permettono di verificare questa patologia sono i test classici per la caviglia uniti al test di compressione, test di rotazione esterna e “shuck test” astragalico.

Cosa fare? Trattamento e Complicanze.

Nelle rotture complete della sindesmosi il perone può accorciarsi e ruotare esternamente.

Nelle lesioni di tipo III e IV bisogna ricorrere all’intervento che per poter dare esito positivo non dev’essere ritardato. Dopo l’intervento per 6-8 settimane il paziente sarà costretto a usare uno stivale per camminare con carico sfiorante. I primi movimenti potranno essere eseguiti dal settimo giorno e il carico totale è concesso solitamente dopo 6 settimane. Si parte con un programma riabilitativo aggressivo, che prende di mira il recupero del ROM, il rinforzo muscolare (soprattutto del tibiale anteriore, peroneo lungo e breve) e esercizi propriocettivi. Bisogna naturalmente informare il paziente sui tempi recuperi più lunghi e possibili sintomi e limitazioni a 8/10 mesi dall’infortunio.

Nelle rotture di primo e secondo grado il trattamento è conservativo, con bendaggio iniziale o tutore con recupero (riabilitazione) che avviene dopo una settimana per le lesioni di primo grado alle 2/3 per quelle di secondo. Gli esercizi propriocettivi potranno cominciare entro 2 settimane dal trauma.

Complicanze: incongruenza e successiva instabilità dell’articolazione, artrosi tardiva e calcificazione legamento interosseo.

Massaggio Posturale endogeno

Se le problematiche alla caviglia non passano con i metodi classici, al terapista é richiesto una visione olistica. In questo modo sarà possibile capire e interpretare il dolore. Risolvere il dolore (o l’infiammazione o il trauma), è importante per poter sopportare tutto quello che facciamo nella nostra vita, ma oltre a questo bisogna andare alla causa del problema, per poterlo risolvere.

È proprio per questo che il ciclo di trattamenti dev’essere iniziato dopo un attento approfondimento della Vita della persona (stili di vita, lavoro, sport: tutti dati che servono per capire meglio di cos’ha bisogno la persona) e insieme a un Riequilibrio generale (che è mirato sulla persona, trattandosi di fatto di un trattamento personalizzato).

Se non vengono correttamente trattate, le problematiche alla caglia portano come CONSEGUENZA usura, alterazioni (iperlordosi, cifotizzazione), e deformazioni ossee (ad es. artrosi, stenosi, ernie, spine ossee, ecc.).

Per risolvere le problematiche alla caviglia è utile il Massaggio Posturale Endogeno una metodica di lavoro che ho sviluppato negli anni. Il Massaggio Posturale Endogeno permette di lavorare direttamente sulla causa del problema, grazie all’uso di una valutazione globale sul paziente (per personalizzare il percorso di Trattamenti) e delle migliori tecniche manuali della medicina occidentale e della Riflessologia.

Il Massaggio posturale endogeno aiuta la persona che non migliora le sue problematiche alla caviglia:

  • a ricercare la causa mediante una valutazione approfondita,
  • ad aumentare la circolazione locale per eliminare eventuali residui infiammatori,
  • ad allentare le tensioni muscolari e connettivale che potrebbero limitare la circolazione,
  • a rendere la pelle più elastica (e rendendo meno visibili i fastidiosi inestetismi).

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