Aiutano veramente a capire la causa dei dolori?
Il mal di schiena è una delle problematiche di salute più diffuse a livello globale e può manifestarsi con diverse cause e intensità, coinvolgendo milioni di persone ogni anno. Tra chi ne soffre, la tentazione di cercare una spiegazione immediata e specifica, spesso tramite esami diagnostici come radiografie e risonanze magnetiche (RM), è molto comune. Tuttavia, molte persone scoprono che i risultati di questi esami non sempre spiegano realmente la causa del loro dolore.
1. Mal di schiena: una problematica complessa e multifattoriale
Il mal di schiena può essere scatenato da molteplici fattori che vanno dai problemi muscolari e posturali a cause più serie come fratture o patologie degenerative della colonna vertebrale. Questa condizione viene spesso distinta in due categorie principali: acuta e cronica. Il dolore acuto è spesso temporaneo, può durare da alcuni giorni a settimane, ed è legato a eventi specifici come traumi o sforzi eccessivi. Il dolore cronico, invece, può persistere per mesi o addirittura anni e spesso non ha una causa specifica o unica, ma deriva da una combinazione di fattori fisici, emotivi e persino psicologici.
Una delle principali difficoltà legate al trattamento del mal di schiena è proprio l’identificazione delle sue cause. In molti casi, il dolore è di origine muscoloscheletrica, ma può anche derivare da problemi legati ai dischi intervertebrali, ai nervi o alle articolazioni. Inoltre, fattori come la postura scorretta, lo stress e uno stile di vita sedentario possono aggravare o addirittura scatenare il dolore. Di fronte a questa complessità, come possono essere utili strumenti diagnostici come radiografie e risonanze magnetiche?
2. Radiografie e risonanze magnetiche: uno sguardo sui limiti degli esami strumentali
Le radiografie e le risonanze magnetiche sono strumenti diagnostici avanzati, utilizzati di frequente per individuare eventuali problematiche strutturali alla base del mal di schiena. Tuttavia, è importante sottolineare che questi esami, per quanto dettagliati, non sempre forniscono una risposta chiara e diretta sul motivo del dolore.
Radiografie
Le radiografie utilizzano i raggi X per creare immagini delle ossa e sono quindi particolarmente efficaci per visualizzare strutture ossee come le vertebre. Questo tipo di esame può rilevare fratture, anomalie ossee, degenerazioni vertebrali e alterazioni dell’allineamento della colonna vertebrale, come scoliosi o cifosi.
Ma le radiografie hanno dei limiti significativi: forniscono poche informazioni sui tessuti molli, come muscoli, legamenti e dischi intervertebrali, che spesso sono coinvolti nel mal di schiena. Inoltre, nelle persone anziane, le radiografie possono mostrare degenerazioni ossee, come artrosi, che però non sempre corrispondono al dolore riportato dal paziente. Questo è un aspetto chiave, poiché molte persone presentano cambiamenti degenerativi che non causano alcun sintomo doloroso.
Risonanza magnetica (RM)
La risonanza magnetica utilizza campi magnetici e onde radio per creare immagini dettagliate non solo delle ossa, ma anche dei tessuti molli come i dischi, i nervi e i muscoli. È particolarmente utile per rilevare problematiche come ernie discali, infiammazioni, lesioni a carico dei legamenti e altre condizioni che potrebbero causare dolore. Tuttavia, è essenziale capire che la RM può rivelare anomalie strutturali che non sempre sono correlate ai sintomi di dolore. Ad esempio, molte persone possono avere ernie o protrusioni discali senza mai manifestare alcun sintomo doloroso.
Inoltre, alcuni studi hanno evidenziato che i risultati di una RM possono influenzare psicologicamente il paziente, facendolo preoccupare più del necessario e aumentando il rischio di sviluppare dolore cronico a causa dell’ansia o del timore associato ai risultati dell’esame.
3. Radiografie e RM: il ruolo della terminologia e delle “anomalie silenti”
Un aspetto problematico di questi esami è rappresentato dalla terminologia utilizzata per descrivere le anomalie. Termini come “ernia”, “protrusione”, “stenosi” e “artrosi” possono impressionare negativamente i pazienti, che interpretano questi referti come segni di una condizione grave o irreversibile. In realtà, molte di queste anomalie sono “silenti”, ovvero non causano dolore o sintomi rilevanti.
Studi scientifici hanno dimostrato che molte persone, anche senza sintomi di dolore, possono presentare anomalie nella colonna vertebrale visibili tramite risonanza magnetica. Secondo una ricerca condotta su adulti asintomatici, circa il 30% dei partecipanti tra i 20 e i 39 anni presentava una qualche forma di degenerazione discale. Questa percentuale aumenta con l’età, arrivando fino all’80% nei pazienti tra i 50 e i 60 anni.
4. Il ruolo della valutazione clinica e dell’approccio massofisioterapico
Di fronte ai limiti degli esami diagnostici strumentali, risulta fondamentale la valutazione clinica da parte di un professionista esperto, come un medico o un massofisioterapista. Questo approccio consente di osservare non solo i risultati degli esami, ma anche la postura, i movimenti, la flessibilità e la forza muscolare del paziente, elementi che spesso non emergono dalle immagini radiografiche o di risonanza magnetica.
Il massofisioterapista è in grado di identificare eventuali squilibri muscolari o posturali che possono essere alla base del dolore e, tramite una serie di test funzionali e di valutazioni manuali, riesce a comprendere quali siano le aree del corpo più coinvolte. Questo tipo di valutazione permette di individuare la vera causa del problema, lavorando non solo sul sintomo ma sulla causa alla base del dolore.
5. L’importanza di un approccio personalizzato e multimodale al mal di schiena
Ogni persona è unica e presenta una storia clinica, abitudini e fattori di stress diversi. Un approccio terapeutico efficace al mal di schiena dovrebbe tenere in considerazione questi aspetti, adottando un percorso personalizzato e multimodale. Ecco alcuni degli elementi chiave di questo approccio:
- Esercizi specifici e stretching: svolgere esercizi mirati per rinforzare i muscoli della schiena e migliorare la flessibilità è cruciale. Lo stretching, soprattutto, aiuta a mantenere una buona elasticità muscolare, riducendo il rischio di tensioni che possono causare dolore.
- Modifiche posturali: per chi svolge lavori sedentari, imparare a mantenere una postura corretta è essenziale per evitare l’insorgenza del dolore. Esistono inoltre numerosi accorgimenti ergonomici che possono essere adottati per migliorare la postura.
- Massaggio terapeutico e tecniche manuali: il massaggio e altre tecniche di terapia manuale possono aiutare a ridurre le tensioni muscolari e migliorare la circolazione, accelerando il processo di guarigione.
- Gestione dello stress: lo stress è uno dei fattori che possono aggravare il dolore. Tecniche di rilassamento come la respirazione profonda, lo yoga e la meditazione possono aiutare a gestire l’ansia e ridurre la tensione muscolare.
6. Radiografie e RM: quando sono davvero utili?
Sebbene le radiografie e le risonanze magnetiche abbiano dei limiti, in alcuni casi possono risultare indispensabili. Sono particolarmente utili quando:
- Il mal di schiena è persistente o peggiora con il tempo.
- Sono presenti sintomi neurologici come debolezza, formicolio o intorpidimento degli arti.
- Si sospetta una causa specifica e grave, come una frattura, un tumore o un’infezione.
- Vi è una storia di traumi recenti o di patologie preesistenti che potrebbero aver compromesso la colonna vertebrale.
In questi casi, gli esami diagnostici possono aiutare a escludere condizioni gravi e a definire un trattamento mirato.
7. Conclusioni: esami strumentali e valutazione clinica come elementi complementari
In sintesi, radiografie e risonanze magnetiche sono strumenti preziosi, ma devono essere considerati solo come una parte del processo diagnostico. Affidarsi esclusivamente a questi esami senza una valutazione approfondita da parte di un professionista può portare a diagnosi incomplete o a interpretazioni
Massaggio Posturale Endogeno.
Il Massaggio Posturale Endogeno permette di lavorare direttamente sulla causa del problema, grazie all’uso di una valutazione globale sul paziente (per personalizzare il percorso di Trattamenti) e delle migliori tecniche manuali della medicina occidentale e della Riflessologia.
Un esempio di lavoro che viene effettuato all’interno di una seduta è, ad esempio:
- La prima parte eseguita su zone e aree della colonna vertebrale, addome e piedi: qui si concentrano le maggiori rigidità e problematiche. Le aree e i punti da trattare sono personalizzati.
- Nel trattamento sintomatico è utile “l’eliminazione” dei Punti Trigger, punti che provocano il dolore, situati nel muscolo (che può essere trattato anche con manovre decontratturanti).
- Può essere inoltre utile il Trattamento del diaframma che è collegato con parti del corpo come la zona lombare (quindi può essere causa di rigidità dei muscoli di questa zona e provocare come conseguenza il mal di schiena). Respirare meglio può anche aiutarci a migliorare gli stati di stress , donarci un miglior rilassamento generale e migliorare la Nostra Postura.
- Postura che ovviamente può essere migliorata o corretta con esercizi che, oltre a donarci una migliore elasticità e mobilità, stimolano endorfine con conseguente miglior sopportazione al dolore.